
Non sappiamo qualcosa o non sappiamo farlo.
Succede. È più che naturale!
Eppure quante volte ci crea imbarazzo, ci mette a disagio, ci sembra inconfessabile? È come una spina nel fianco. E questo credo capiti perché ci sentiamo troppo esposti. Esposti alle critiche, esposti agli attacchi.
Temiamo sia una DEBOLEZZA.
Ci pensate? Pensate a quante corazze indossiamo? Per paura, per vergogna, per orgoglio. Quasi potessimo davvero diventare invincibili, incrollabili. Quasi dovessimo DIFENDERCI. Ma difenderci da chi e da cosa?
La vulnerabilità è umana, come i limiti.
Non dovrebbe spaventarci eppure lo fa. Quando siamo nel mirino, quando abbiamo un ruolo da sostenere, quando vogliamo essere all’altezza delle aspettative.
La verità però è che sono proprio le corazze a renderci fragili, a bloccarci, a dilatare le difficoltà.
Non sapere e affidarsi a chi sa, è liberatorio, risolutivo. Ci spoglia della menzogna, ci consegna onesti, ci alleggerisce del problema.
Il ‘so di non sapere’ è uno dei motti di Socrate, grande filosofo ateniese.
È l’ammissione necessaria per lavorare sulla conoscenza, per cercare la verità.
Quella di Socrate non è soltanto la profonda consapevolezza di non poter sapere tutto e di non avere mai idea piena di quanto sia ancora possibile apprendere, è forse anche la grande percezione che la sapienza ha bisogno di vuoti e di stimoli!
Nessuna granitica certezza di sapere può renderci un buon servizio, è molto meglio pensare a quanto possiamo sapere di più.
Non possiamo credere di sapere e saper fare ogni cosa e non possiamo temere che qualcuno lo pretenda…e questo significa anche che dimostriamo FORZA quando riusciamo a comunicarlo serenamente.
E allora quelli che hanno in tasca ogni risposta, ogni sicurezza, ogni cognizione? Stolti in delirio o anime in pena.
Tutte le volte che non sappiamo abbiamo un’opportunità per imparare. Siete d’accordo?