
Sono una signora, certamente. E lieta pure di esserlo.
Signora par che celebri ogni volta il mio amore di una vita e pure la mia immensa gioia di madre. Del resto pure l’età è, senza mezzi termini, da signora!
Ben venga dunque questo femminile e signorile riconoscimento.
L’unico attimo di smarrimento, Donne ammettiamolo, è quando un giovincello si rivolge a noi chiamandoci ‘signora’ con l’imbarazzo, il distacco o forse solo la piccola deferenza con la quale si parla alla maturità…
Nulla di male, tutt’altro. Qualche volta è puro rispetto, altre è un tenero impaccio.
Anche io da ragazzina presumo usassi il medesimo riguardo, lo comprendo!
Comunque resta un momento in cui quel ‘signora’ marca e sottolinea una differenza, una lontananza. Qualcosa che per un momento ancora mi lascia perplessa e smarrita. Un momento. Poi torno nei miei panni e apprezzo.
In fondo vorrei che mia figlia usasse la stessa educazione e anche quel pizzico di timidezza che rende i giovani più simpatici e amabili. L’esatto contrario della sfrontatezza, insomma…
Comunque l’argomento in qualche modo mi appassiona. Mi appassiona perché Signora è una di quelle rare ‘etichette’ che conservano un gusto di sentimentale raffinatezza.
Per quanto io sia fiera del mio titolo di studio e del mio ruolo, signora mi porta dritto al mio essere Donna. Nei tanti panni che vestiamo, quello di Donna, moglie e madre è sicuramente il più fantastico e il più impegnativo no?
Detto questo resta odioso solo quel terribile vizio di ‘apostrofare’ con l’appellativo di ‘signora’ quando si vogliono demolire o indebolire le posizioni delle Donne. L’avete notato? Magari con un sorrisetto tirato, fasullo e burlone, si chiamano ‘signore’ le Donne che si vogliono sminuire nonostante le competenze e la posizione.
Brutto eh?!
Più che altro il modo più antipatico di usare signore o signora è quello per far sentire vecchia una persona.
Non c’è niente di male ad essere più “grandi” di qualcun altro.. non fraintendetemi.. ma è così simpatico sottolinearlo ogni 3 parole nei rapporti con un cliente? soprattutto se con gli altri una persona non lo fa.
Mi spiego: in passato anche i ventenni erano orgogliosi se venivano chiamati “signore” perchè veniva riferito soprattutto alla posizione sociale ed era un vero segno di rispetto.
Oggi sempre più persone, tirano a caso a indovinare chi è più vecchio di un altro.. e magari in un negozio usano trattamenti diversi verso persone adulte. A volte addirittura coetanee ma con aspetto più o meno giovanile.
Capitato in un Hotel: due colleghi, lei carina e col viso molto giovanile, lui magro con gli occhi scavati e le occhiaie.
L’impiegata ogni volta si rivolgeva a lei con “Ciao” “complimenti” “dava del tu” e le parlava in maniera amichevole.
Con lui diceva la parola “signore” ogni 3 parole.. antipatica.. lo guardava come se fosse suo nonno e lo trattava come una nullità. Quasi con pena.
in realtà quello che veniva chiamato signore era di 6 anni più giovane di quella che veniva chiamata “ragazza”. Aveva un problema mandibolare(maxillo facciale) che faceva sembrare la faccia più magra, quindi più scavata.
Non aveva per niente un aspetto signorile e veniva trattato anche male.
Risultato? la parola signore si può usare anche per discriminare, per dire a qualcuno che è “più vecchio” senza rispettarlo.
Qualcuno dirà; lo fanno per rispetto. Ma allora perchè se chiami signori anche loro, ricambiando la forma di cortesia nel 99% dei casi si arrabbiano come delle bestie?
Io per gioco, le poche volte che vengo chiamato signore, ricambio sempre.. e noto che la maggior parte delle persone si offendono o smettono, alcuni passano al tu addirittura. Una donna addirittura indignata mi disse: mi chiami signorinaa…
Le ho fatto capire che signorina non si usava da molti anni, anche perchè ritenuto discriminatorio perchè in qualche modo era legato allo stato civile. Eravamo entrambi adulti e se lei mi chiamava signore.. era giusto che io la chiamassi signora.
Fra l’altro era anche più grande di me.
In realtà parlo solo di una categoria di persone, ma molto diffusa in tante città italiane.. ovvero quelle che contano le rughe prima di decidere come rivolgersi a qualcuno. Tutto il resto non conta niente.. solo l’età.
Conosco persone che hanno cambiato locale o addirittura medici proprio perchè le impiegate li mettevano in imbarazzo, facendo trattamenti differenziati tra clienti adulti, a seconda del numero di rughe. (poi la età percepita spesso non coincide con quella effettiva, infatti coetanei venivano trattati in modo diverso). Vedere esempio sopra.
In realtà, visto che nel mercato del lavoro moderno, esiste qualcosa di fortissimo chiamato “age discrimination”, riferirsi a qualcuno usando l’età anagrafica non sempre è ritenuto gentile come una volta, soprattutto se in assenza di rispetto effettivo, o con atteggiamento quasi di derisione(ci sono anche film comici nei quali succede).
In altri tempi l’età matura era sinonimo in alcuni ambienti di benessere sociale.. oggi esistono annunci di lavoro che non permettono nemmeno di fare il colloquio se si hanno più di “tot” anni.
Bisogna ammettere che la società è cambiata, anche il modo di usare le forme di cortesia dovrebbe essere adatto a mettere a proprio agio le persone, non l’opposto.
è ovvio che nessuno vuole nascondere la propria età, tutti siamo consapevoli della nostra.. in ogni caso non trovo carino fare distinzioni fra adulti basate solo un “presunto” aspetto più o meno giovanile, spesso tirando a caso.
Io direi che il modo migliore di usare le forme di cortesia sarebbe: applicarlo a “tutte” le persone adulte, dai 18/20 anni massimo in su.. In questo modo
1)nessuno si offenderebbe
2)nessuno potrebbe pensare che gli viene riferito solo perchè invecchiato, senza capelli o altro.. visto che tutti gli adulti avrebbero lo stesso trattamento
3)riserverei un trattamento speciale solo a persone con grandi meriti o davvero anziane come eroi di guerra.
Ovviamente quelle persone hanno vissuto cose che altri non hanno mai visto.
4)darei del tu solo a minorenni e bambini.
Fine della discriminazione, quanti anni hai sono solo affari tuoi e nessuno lo sottolinea ogni “3 parole”.
In alternativa al “signore” usato in questa maniera, preferisco il “tu” a tutti.
Anche perchè poi l’uso che ne viene fatto “all’italiana” di tante commesse è il seguente:
“io sono ggiovane” mi devi dare del tu… tu hai l’aspetto invecchiato.. ti devo del lei. Non esiste…
Fra estranei adulti ci si dovrebbe trattare allo stesso modo, almeno nel linguaggio. ( a mio parere)
P.s: non dico cosa sia giusto come regola, solo quello che umanamente trovo più corretto.
Del resto ho vissuto in altri paesi nei quali queste forme di cortesia sono state quasi eliminate nel linguaggio parlato, se non per acclamare qualcuno(per il suo curriculum, per la sua carriera). In altri casi finivano più spesso per offendere che per fare un complimento.
Sinceramente in quegli ambienti mi trovo meglio, non conto le rughe a nessuno e il rispetto è possibile manifestarlo in molti altri modi.
Sai cosa ti dico, Vanni? Che alla fine, molte delle tue lunghe analisi confermano, contano lo spirito e ‘l’atteggiamento culturale’ con il quale si usano termini ecc. Possiamo utilizzare formule di cortesia, usare titoli, dare del lei o del tu, in base al costume e alle circostanze…ma quello che conta davvero restano educazione, gentilezza e rispetto. Di tutto e di tutti.
Il fatto di ‘discriminare’ in base alle apparenze è proprio pessimo. Del resto è un tantino fuori luogo fare pure tante distinzioni anagrafiche anche se resta pur sempre validissimo rivolgersi agli adulti con espressioni più consone. Basta farlo con spontaneità e cortesia sincera. Che poi si chiami il dottore, dottore…e la dottoressa, signora…è una vecchia irritante questione. E pazienza, spetta a noi Donne farci valere per la professionalità, la serietà, la competenza, a prescindere da quanto ci venga riconosciuta da un ‘appellativo’ 🙂
Appunto.. l’importante è l’intenzione che viene usata. il “titolo” usato nel parlare passa spesso in secondo piano per non dire che è totalmente ininfluente nel riconoscimento della professionalità di una persona, nella maggior parte dei casi, a mio parere. L’appellativo spesso dipende da abitudini.
Per questo ho usato esempi estremi nei quali addirittura il titolo viene usato per discriminare.
Se io volessi “non apprezzare” un dottore o dottoressa che sia.. o non riconoscerne il titolo(ovvero non considerarlo tale), potrei farlo anche usando il titolo stesso ma non fidandomi di quella persona per esempio o rifiutandomi di avere rapporti
professionali con lui.
Nella mia città la maggior parte dei dottori/dottoresse in molti ambulatori sono donne fra l’altro..
il numero di clienti che a volte privatamente pagano 80/10/150/200 euro per ogni visita è enorme. Si tratta di clienti/pazienti uomini e donne. Sulla base di questo mi sembra difficile pensare che non riconoscano la loro professionalità, o si rifiutino di considerare dottoressa una donna.. altrimenti se fosse così (come fanno moltissime persone che vengono da altre culture extra europee) non ci andrebbero o si rifiuterebbero di essere visitati da una donna.
Nella mia città italiana di solito le dottoresse vengono chiamate dottoresse.. i dottori dottori.. raramente mi è capitato di sentire chiamare una dottoressa signora, se non da parte di anziane signore(altre donne) che in quel modo pensavano di essere gentili e di farlo per cortesia. Oppure di qualche ingenuotto/a che usava signorina per farlo/a sentire giovane.
In ogni caso si tratta di una “gaffe” perchè conosci la professione, puoi chiamarlo dottore o semplicemente dargli del lei senza farlo.. usare “signore” è una cortesia inutile e inappropriata. Che sia al maschile che al femminile.
Spesso come dicevo non si usa nessuno dei due.. dottore/signore..
Il rispetto professionale si dimostra invece presentandosi nello studio e come dicevo in altri modi.
(In questo caso dico solo come “io” ritengo giusto fare, avendo vissuto in paesi diversi per molti anni)
Se pensiamo che in Germania davo del “tu” al mio professore.. la prima volta, lo chiamai Mr.. professor.. mi ha “stoppato” subito dicendomi “chiamami Thomas”. Fra l’altro il suo cognome era effettivamente ostico da pronunciare ogni 3 parole e avrebbe rallentato il dialogo usare troppi appellativi. (il motivo era più che altro pratico..)
In ogni caso il rispetto portato e richiesto da quelle persone era mediamente più alto di quello richiesto a studenti in molte facoltà italiane.
A volte quando vado da un dottore/dottoressa uso il lei e mi risponde con “tu” anche se non sono un ragazzino minorenne.
Non mi sono mai offeso per questo, anzi.. nel linguaggio moderno è più rispettoso il “tu” che signore/signora, visto quanto ho scritto sopra. Il mercato del lavoro moderno è governato da un “giovanilismo” da paura. Le persone si sono adattano.
Pensano di farti un favore, anche se potrei dire: siamo amici? per quale motivo lei mi da del tu? Ovviamente non lo faccio perchè capisco che lo fanno in buona fede, da come mi trattano e da altri fattori. A me poi l’appellativo non interessa quindi quando mi danno del tu sono solo contento..
Infatti il mio intervento, oltre a mostrare che si può discriminare usando appellativi, a volte non usarli è persino più rispettoso. (Ho usato esempi estremi per indicare casi in cui succede).
Come dicevo dottore/dottoressa non lo uso quasi mai né con uomini e né con donne.. quindi sono uno di quelli che non usa l’appellativo, nessuno ci è mai rimasto male per questo. Nemmeno con gli avvocati a volte, se è un discorso fuori da un tribunale ovviamente.. basta il lei. Anzi.. la maggior parte di quelli che ho incontrato non lo volevano nemmeno.
Certo: non mi sognerei nemmeno di chiamare signore o signora un dottore.. ma perchè sarebbe illogico.
Far valere la propria professionalità è la cosa più importante in ogni caso: sia per uomini che per donne.
è necessario in un mercato spietato come quello attuale.
Poi spesso contano anche fattori esteri e influenzano il numero di clienti. Esempio: recensioni online..
Vedo dottori o dottoresse che hanno recensioni “divine” e viene riconosciuta la loro professionalità anche “troppo”. Nel senso che quando vai nello studio ti rendi conto che quelle persone non sono davvero come erano state descritte.
Hanno liste d’attesa di mesi/anni in strutture private.. mentre altri vengono meno considerati.
Questo è uno dei beni/mali della tecnologia. Diciamo che oggi, non importa tanto che sia uomo o donna, ma vedo che sempre più persone utilizzano le recensioni online per decidere da chi andare. è squallido ma vero.. (è solo la mia opinione). Soprattutto fra i giovani.
Io ho sempre preferito basarmi su curriculum reali, pubblicazioni e opinioni di persone in carne ed ossa. Prendo le recensioni “con le molle” visto che, in alcuni settori, il numero di “promoter” è stato trovato molto alto. (nella chirurgia per esempio).
Per il resto il numero di dottoresse in molti ambulatori nella mia città è superiore a quello dei dottori.. di conseguenza, se i pazienti ci vanno, vuol dire che scelgono una donna o semplicemente il sesso per loro è ininfluente. Sarebbe contraddittorio non riconoscere una dottoressa come tale… ma andarci come paziente.. come scrivevo sopra. Soprattutto nel privato.
Motivo in più per il quale non darei molta importanza al titolo usato dalle persone quando si rivolgono a noi(è solo la mia opinione).
Raramente vedo chiamare una dottoressa “signora”. A volte da parte di anziane signore(donne anche loro) che pensano di essere gentili. In ogni caso, se alcuni lo raccontano, ci credo che possa capitare.. quando capita(è più una formalità) magari una persona può farlo notare al paziente, dicendo semplicemente: può evitare di chiamarmi signora? (se è nel proprio studio in certi casi lo fa in buona fede, gli interessa la visita ed è questa la cosa più importante, altrimenti come scrivevo sopra se ne sarebbe già andato).
La cosa finisce li..
Devo dire che ormai si da del “lei” a entrambi, e questo basta come rispetto.. l’appellativo dottore, dottoressa oltre ad essere ininfluente finisce per penalizzare altre professioni, quindi sono d’accordo con i paesi nei quali sono stato.. dove sono stati eliminati. Tanto il “lei” va benissimo.. e il rispetto viene mostrato lo stesso. Lo stesso vale per professori o altro. Lo stesso vale per altre professioni.
Chiedo scusa per essermi dilungato ma l’argomento è più complesso di quello che sembra, dovendo analizzare molte culture/opinioni/interpretazioni diverse.
Ho concluso.
Ci mancherebbe, Vanni, non devi scusarti. Il confronto è sempre arricchente! E comunque siamo d’accordo. Conta sempre e comunque il rispetto, umano e professionale. Tutto il resto è costume oppure surplus. Grazie.
P.s: è solo il mio parere. Non voglio farne una discussione con chi la pensa diversamente.
Avendo vissuto in altri paesi, ho visto come vengono usate le forme di cortesia altrove.
La mia mentalità è molto cambiata.
Ho conosciuto anche specialisti famosi a livello mondiale che mi dicevano di chiamarli addirittura “per nome”.
Quando usavo le forme di cortesia (in questo caso fra l’altro erano dovute alla carriera e non all’età) si offendevano comunque.
Loro trovavano molto più informale che li chiamassi solo per nome, anche più pratico, a volte avendo lunghissimi congnomi. Poi ovviamente erano anche rigidi, il rispetto lo pretendevano in altri modi.. se facevi un percorso professionale (che sia studio o lavoro) con loro. Ma questo è perfettamente logico.
Questo metodo mi è piaciuto molto.
So benissimo che in Italia le regole sono altre, non voglio giudicare chi la pensa diversamente, ma esprimere per una volta una opinione controcorrente. Si può dare benissimo del lei senza usare signore, signora fra l’altro.
Detto questo in Italia mi adatto secondo le usanze locali. In generale comunque non vedo molto spesso chiamare signore qualcuno in modo particolarmente celebrativo o rispettoso.
Si usa per dire: quella persona che non so cosa faccia… a volte, in maniera abbastanza anonima.
Tanto per fare un esempio: in ospedale, gli anziani vengono chiamati tutti signori a volte indistintamente.. senza sapere come si chiama uno oppure un altro.
Il fatto di chiamare qualcuno secondo le competenze è già diverso, però in alcuni paesi è stato eliminato anche quello o quasi..
perchè favoriva enormemente alcune professioni rispetto ad altre. Si è preferito usare il “lei” magari.. senza sottolineare troppo spesso le “forme di cortesia”. In alcuni paesi addirittura anche il lei cadeva dopo un pò. Ma il rapporto rimaneva sempre professionale e rispettoso.
Quello che dico ora vale sia per uomini che per donne:
Io stesso non ho mai usato troppe volte, se non nella lingua scritta: dottor, signor, avvocato, professor… se non in casi fortemente formali. Nel dialogo con qualcuno.
In generale usavo il “lei”quando era un rapporto professionale di un certo tipo e veniva mediamente accettato ovunque.
Ho visto che in diversi casi quello che valutano i migliori professionisti che ho incontrato, non erano quei nomignoli.. ma se conoscevi il loro curriculum, se le domande che facevi erano inerenti a quello in cui erano maggiormente specializzati, se ti eri preparato (anche solo da paziente) prima di parlare con loro in modo da capire una spiegazione. Insomma.. cose più tecniche.
Quelli che si attaccavano alla ripetizione continua di tali forme di cortesia( purtroppo).. poi nonostante il curriculum si sono rivelati pessime persone, mantenevano poi un atteggiamento poco professionale e molto “autocelebrativo” per non dire che alcuni si sono comportati davvero male trattando i clienti/pazienti come nullità.
Non ho buone esperienze in merito. Per fortuna fra quelli che ho incontrato erano una minoranza.
P.s: è solo la mia opinione e si tratta di esperienze personali.
Di solito i ‘Grandi’ non hanno bisogno di un titolo 🙂